Rassegna Stampa

I vescovi vogliono politici nuovi

di Marcello SORGI

Di per sé, un documento antimafia della Conferenza episcopale dei vescovi non sarebbe una grande novità. E’ dal 1989 che la denuncia del degrado imposto dalla criminalità organizzata nei territori che tiene sotto controllo ha cessato di essere patrimonio di parroci e vescovi coraggiosi (alcuni dei quali ci hanno rimesso la vita), per trovare posto nei documenti dell’episcopato.

Ma il modo in cui la Cei ieri è tornata sull’argomento merita di essere analizzato anche per altre ragioni. Oltre a segnalare l’escalation e la trasformazione in potenza economica delle mafie, i vescovi dicono che le classi dirigenti del Sud sono inadeguate a contrastarle. Possibile, specie di questi tempi. Ma si dà il caso che il Mezzogiorno, dove peraltro si gioca la partita più importante delle elezioni del 28 marzo, sia amministrato quasi esclusivamente dal centrosinistra, e in questo senso il documento della Cei possa essere letto anche come un invito a un ricambio, peraltro diffuso a un mese dal voto.

Come sempre in questo genere di interventi, non c’è, nella presa di posizione dei vescovi, una spinta diretta all’alternativa, che peraltro al Sud si presenta difficile viste le numerose contiguità presenti anche nel centrodestra con le organizzazioni criminali. E se si segue il filo del discorso cominciato qualche tempo fa, fermo restando che il documento danneggia di più le amministrazioni di centrosinistra, non si può trascurare il fatto che la Cei da tempo stia insistendo, più in generale, sulla necessità di preparare una nuova classe dirigente per il Paese, più vicina ai valori cattolici, per farla subentrare a quella attuale che mostra segni evidenti di logoramento.

Un’impostazione del genere insomma non necessariamente presuppone una scelta di campo. Potrebbe anzi essere mirata anche ad altri scopi, a cominciare dalla scelta dei candidati da inserire nelle liste che dovrebbero essere completate in questa settimana. Al di là del giudizio negativo su chi è attualmente al governo al Sud, è come se i vescovi premessero sui partiti, tutti i partiti, fin qui impegnati solo a parole sulla scelta di candidature pulite, per convincerli a dare una prova effettiva di rinnovamento. Ed è come se questo richiamo fosse rivolto, insieme, alle forze politiche e ai loro elettori: per farli scegliere, a prescindere dagli schieramenti, solo i candidati affidabili, e in grado di garantire la loro estraneità al sistema politico-mafioso. Che ai vescovi ormai appare come una sola cosa, e sembra condividere gli stessi obiettivi, contrari agli interessi della comunità.

Fonte: www.lastampa.it - 25/2/2010