Pensando

Ascensione del Signore


Tutto finisce, tutto comincia. L’avventura di Gesù di Nazareth con tutta la sua predicazione, il suo operato di misericordieìa e di salvezza, la sua promessa di un Regno nuovo di giustizia e di pace, con la sua morte sembra finire nella catastrofe. “Fu un’illusione? Fu un’utopia? Fu un sogno? O, peggio ancora, un inganno tramato da un mestatore furbo, intelligente, ma che dovette egli pure soggiacere al potere onnipresente della morte?”. Dopo la morte di Gesù, questo si chiedevano apostoli, discepoli ed amici.

Così pensiamo spesso anche noi di fronte ad ogni esperienza umana troppo bella: chissà se dura! Chissà se sarà la vera soluzione dei problemi nostri e dell’umanità!
In fin dei conti, dopo 2000 anni, occorre ammettere che nel mondo ci sono tante e tali tragedie, tante e tali cattiverie, perpetrate talvolta proprio da cristiani, che sembra stato inutile tanto impegno di così numerose persone cristiane e anche tanto impegno di uomini di buona volontà che all’infinito si sono rivolti e l’infinito hanno adorato cercando in Lui luce per l’esistenza per mezzo di altre religioni. Tutto sogno? Tutto inutile? Il male e la morte sono l’esito scontato di tutto?

Ma forse siamo noi a porci male il problema. Mai Gesù e tutti gli altri veri profeti del mondo ci hanno illuso promettendoci nel giro di qualche anno, secolo o millennio, il paradiso in terra e la soluzione di ogni difficoltà, sofferenza e conflitto. Solo le sette offrono guarigioni immediate sulla base di comportamenti, di invocazioni, di gesti e di formule magiche.
Con Gesù Cristo s’accese un lume, s’intuì una strada, si svelò, almeno in parte, il meraviglioso e misericordioso volto di Dio. Tanto quanto basta perché noi, se lo vogliamo, con la nostra intelligenza e con le capacità che abbiamo, prendiamo il suo messaggio e lo trasformiamo in progetti di vita per l’umanità. La venuta di quello che Gesù chiamò il suo Regno, fu un’inaugurazione, non un compimento.
Agli apostoli che stavano a guardare con il naso in su Lui che se ne andava è cortesemente rivolto l’invito a smetterla di sognare e a percorrere le strade del mondo per annunciare la bella notizia e fare di tutte le nazioni un solo popolo.
“I care”. Mi interessa, è cosa che mi riguarda. La felicità dell’umanità è compito mio, di me e di noi, corpo vivente del Cristo sulle strade del mondo. La conclusione dello sforzo? No sappiamo quando! Ma una certezza alberga nel profondo del cuore: altre strade verso la Vita, non ce ne sono!

Mi pare importante oggi un’altra sottolineatura. Non siamo stati spinti dal Cristo a fare dei ghetti, delle chiesuole, delle confraternite ripiegate su se stesse, orgogliose della Verità posseduta e sprezzanti verso gli altri. Noi siamo stati invitati ad essere lievito nella pasta e a riconoscere i germi di bene presenti ovunque nell’umanità per valorizzarli, riunirli, purificarli. Siamo stati inviati a offrire la misericordia testimoniandola con il dono della nostra vita. Guai ad abbandonare lo stile del Cristo!
Dunque con l’ascensione del Signore, quando parve che tutto finisse, in realtà tutto cominciò. E ci rallegra il cuore constatare quante persone sulla faccia della terra offrano la vita per la causa del Vangelo, nella semplicità, con la pace del cuore, con un sorriso di speranza rivolto a qualsiasi membro dell’umanità.


p. Paolo Bagattini