Pensando

tratto da Il Corriere, del 04.02.2009

Lo scrittore Sebastiano Vassalli
«Non riesco a capire chi ha torto e chi ha ragione»

MILANO - Dubbio è la prima parola che viene in mente allo scrittore Sebastiano Vassalli quando si parla del caso Eluana Englaro. «Come si fa ad avere certezze in un senso o nell' altro?» dice. «Ho seguito il caso, ho letto i pareri di medici e scienziati, ma nemmeno da quelli è venuta fuori la possibilità, per me, di dire chi ha ragione e chi ha torto, che cosa si debba o non si debba fare. So che ci sono molte situazioni simili, ma quello che caratterizza questo caso è proprio l' unicità. Quante sono le persone in questa condizione da 17 anni? Siamo di fronte a una donna entrata in coma molto giovane, quindi anche molto forte, che sta sopravvivendo al di là di ogni previsione e, probabilmente, al di là di ogni sopportazione». E non basta, per decidere chi ha ragione e chi ha torto, sapere, come dice il padre Beppino, che Eluana era un «purosangue della libertà» e aveva sempre espresso la ferma volontà di non essere sottoposta a trattamenti sanitari in caso di malattia irreversibile. «Sul rifiuto dell' accanimento terapeutico si può essere d' accordo. Ma l' alimentazione e l' idratazione possono essere considerati una terapia?» si chiede lo scrittore. Ciò che per Vassalli è, invece, «comprensibilissimo» è lo «stato di esasperazione umanamente insostenibile della famiglia. E credo che il tribunale abbia tenuto conto anche di questo nel prendere la sua contestata decisione. Tuttavia il vero dramma è che nè la scienza nè la legge hanno dato gli strumenti per avere la certezza assoluta che si stia facendo la cosa giusta. Personalmente credo che l' interruzione dell' alimentazione vada verso una soluzione umana. Umana, troppo umana per dirla con Nietzsche». Ciò su cui Vassalli non ha dubbio è il rifiuto di ogni strumentalizzazione di un caso che avrebbe richiesto soprattutto il silenzio. «Quello che è mancato, che manca ancora di più adesso che siamo alle battute finali, è l' umiltà. Bisognerebbe avere l' umiltà di fermarsi». E invece ci sono state le interrogazioni parlamentari, i decreti, le veglie, il pane e le bottiglie d' acqua, gli scioperi della fame, le mobilitazioni, i tentativi di fermare l' ambulanza che portava Eluana dalla clinica di Lecco a quella di Udine dove dovrebbe cominciare il suo ultimo viaggio. «Trovo intollerabile che se ne sia fatta una questione di bandiera. Chiesa e politica si sono impadroniti del caso». D' altronde, per Vassalli, le questioni fondamentali, quelle della vita e della morte, dell' aborto e dell' eutanasia, non possono essere appannaggio esclusivo dei cattolici. «Anzi - dice Vassalli - la responsabilità del laico è ancora più grande. Il suo compito è meno facilitato, più irto di doveri e scelte, senza dogmi e precetti da seguire. E comunque ci si dimentica che nessuno mette in discussione la difesa della vita umana, ma la definizione di ciò che è vita e da che punto in avanti essa cominci». L' unica speranza, per Vassalli, è che tutta questa storia finisca nel silenzio. «Ma ho l' impressione che questo abbandono della vita avverrà nel modo peggiore, in mezzo alle urla e al clamore». Cristina Taglietti

Taglietti Cristina