tratto da Il Messaggero, 4.02.09
Giorello: le leggi della Chiesa vincolanti solo per i credenti
di Carla Massi
ROMA (4 febbraio) - Giulio Giorello, ordinario di Filosofia della Scienza all’università di Milano, ha scritto una lettera aperta ad Eluana. «Mi rivolgo a te - sono le sue parole - per dire che ognuno deve poter decidere il proprio modo di vivere e anche di morire. Lo Stato non ha il diritto di intromettersi in questioni così personali. Altrimenti, Eluana, non ne va solo della tua libertà, ma della libertà di tutti».
Eluana come difensore e simbolo di quella che lei identifica come libertà?
«Bertolt Brecht diceva che è sventurata la Terra che ha bisogno di eroi. E noi non vogliamo creare un altro eroe su tanta sofferenza. Eluana è una donna colpita da una tragedia in giovane età e con lei tutta la sua famiglia. Non è e non deve diventare un simbolo».
Eppure, lei sa che lo diventerà. Se la vicenda dovesse concludersi come chiede il padre e come hanno sentenziato i giudici questa donna cambierà, comunque, la storia. Non crede?
«La storia di Eluana è il simbolo della lotta di una che servirà a tutti. Ma è assolutamente incredibile che si debba combattere per difendere il diritto all’autodeterminazione. Incredibile che ci si trovi in un paese arroccato su posizioni così divergenti e così estreme da portare ad una sorta di paralisi».
Chi si è schierato per non staccare il sondino ad Eluana si appella alla sacralità della vita. Lei che cosa risponde?
«Che va rispettata la decisione del singolo per la propria vita. Che non si può trasformare in ideologia tutte le scelte in ideologia. Ogni persona dovrebbe essere padrona della propria libertà, in questo caso di morire. E considero inammissibili alcune intrusioni».
Si sta riferendo alla Chiesa o ai politici?
«A tutti. Nessuno deve impicciarsi di cose come queste. Sono diventati ideologici anche i vari gradi di accanimento terapeutico. Come l’alimentazione forzata».
Per lei, dunque, l’alimentazione che viene somministrata ad Eluana è accanimento?
«Certo che è accanimento terapeutico. In tutti gli altri paesi civili non si sarebbe arrivati ad un simile dibattito».
Eppure, ovunque, la differenza di opinioni tra laici e cattolici genera scontro su temi come questo.
«Ma non a questi livelli. Non al punto di limitare la libertà. Ricordate quanto ha dovuto battersi Welby per la sua morte? Lui poteva comunicare le sue volontà. Era provato che desiderava fermare le macchine che lo tenevano in vita. Eppure, dovette lottare fino alla fine».
Verso chi punta il dito?
«La Chiesa, per esempio, si pone come unica interprete di che cosa è naturale. Ed è una pretesa tirannica. Non è possibile imporre a tutti pretesi standard morali per tutti».
Ma sono le leggi di chi crede.
«Sia chiaro. Si sta parlando di leggi che devono essere vincolati per chi crede. Ma non si può limitare la libertà di scelta a tutti gli altri. A chi è laico e non crede. A volte, certe frasi sentite in questi giorni, sembrano delle intimidazioni vere e proprie».
Intimidazioni?
«Al nostro paese vengono rivolte parole come se fossimo tutti dei credenti. Ma non è così. Le istituzioni sono laiche e non si possono calpestare le sentenze dei giudici».
Il testamento biologico potrà risolvere la questione e legittimare le volontà. E’ d’accordo?
«Il testamento biologico, se ben regolato, sarà una garanzia per tutti. Sia per chi decide di rifiutare qualsiasi tipo di accanimento terapeutico sia per chi è convinto che la propria vita vada difesa a qualunque costo. Anche se si tratta di una vita che altri considererebbero terribile vivere. E’ importante che la scelta venga fatta in piena libertà e affidata, nel caso non fossimo in grado di confermarla, a persone care».