Rassegna Stampa

Adista 25.03.08

LA PREGHIERA PER LA CONVERSIONE DEGLI EBREI,
UN PASSO INDIETRO RISPETTO AL CONCILIO.
APPELLO DI CATTOLICI.


34352. ROMA-ADISTA. Nonostante le precisazioni del card. Walter Kasper e del presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, mons. Gianfranco Ravasi, non accennano a diminuire le polemiche suscitate dalla Nota della segreteria di Stato vaticana con la quale è stata modificata la preghiera del Venerdì Santo per la "conversione" degli ebrei contenuta nel messale di San Pio V (ripristinato da papa Ratzinger con la liberalizzazione del rito preconciliare). Una modifica che, di fatto, ribadisce la presenza della preghiera, configurandosi – secondo quanto dichiarato dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – come un passo "indietro di 43 anni" nel dialogo ebraico-cristiano (vedi Adista n. 13 e 17/08). La data cui ha fatto riferimento Di Segni è quella del documento conciliare Nostra Aetate sul rapporto tra la Chiesa cattolica e le altre fedi religiose, pubblicato il 28 ottobre del 1965.

Ed è proprio alla Nostra Aetate e alla Dignitatis humanae che si rifanno anche i promotori dell'appello "A proposito della 'preghiera per gli ebrei'", nel quale si contesta la modifica introdotta dalla Nota della segreteria di Stato vaticana. L'appello porta in calce le firme di Elena Lea Bartolini (docente di Giudaismo del Centro Studi del Vicino Oriente di Milano), Maria Cristina Bartolomei (docente di Filosofia Morale all'Università di Milano ed editorialista del mensile Jesus), Paolo De Benedetti (docente di Giudaismo alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale), Claudia Milani (dottoranda di ricerca ell'Università di Chieti), Mauro Perani (docente di Ebraico all'Università di Bologna e presidente della European Association for Jewish Studies) ed è già stato sottoscritto da più di 400 persone (tramite l'indirizzo mail elenalea@alice.it), fra i quali Vittorio Bellavite, Mauro Castagnaro, Angelo Cifatte, Giancarla Codrignani, Roberta De Monticelli, Luciano Guerzoni, Ettore Masina, Enrico Peyretti e Lilia Sebastiani.

Oltre ad essere in contrasto con i documenti conciliari, il provvedimento della segreteria di Stato – si legge nell'appello – "sembra contraddire palesemente il magistero precedente, poiché si contrappone a quanto affermato negli Orientamenti e suggerimenti per l'applicazione della dichiarazione conciliare Nostra aetate, 4 (1975), che al punto I afferma: 'condizione del dialogo è il rispetto dell'altro, così come esso è, e soprattutto il rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose. […] La Chiesa, per la sua stessa natura, deve annunciare Gesù Cristo al mondo. Per evitare che questa testimonianza resa a Gesù Cristo appaia agli ebrei come una violenza, i cattolici dovranno aver cura di vivere e di annunciare la loro fede nel più rigoroso rispetto della libertà religiosa'". Vi è inoltre da considerare – continua l'appello – che "il Venerdì Santo è il giorno in relazione al quale è stata rivolta al popolo ebraico l'accusa di deicidio, accusa infondata, ma foriera di abissi di orrore". Alla luce di questo fatto, "ritoccare il cambiamento introdotto dal Concilio Vaticano II appare un regresso, pericolosamente prossimo alla teologia della sostituzione di Israele e capace di evocare gli antichi tentativi di conversione. Posizione, questa, che ci pare da respingere in base alla stretta ortodossia cristiana e ad una corretta prospettiva escatologica".

Per tutti questi motivi – si legge nelle ultime righe dell'appello – "non possiamo che manifestare il nostro rammarico per una scelta che mette a serio rischio più di quaranta anni di dialogo, in quanto qualunque cosa possa far pensare a un tentativo di conversione è inconciliabile con il riconoscimento ed il rispetto della verità nella fede dell'altro". (emilio carnevali)