Perché una tale incoerenza tra i cristiani separati non solo da antiche ma anche da recentissime divisioni? Osano perdere anche un solo istante in scontri, quando la violenza e la guerra s’estendono al mondo intero?
Nella famiglia cristiana, il Cristo è smembrato.
Il Vangelo è disinteresse allo stato puro. Non chiama i cristiani a fare degli "adepti", ma ad essere membra del Corpo di Cristo. Le separazioni confessionali spingono i cristiani a divenire partigiani, forse "patrioti" delle loro confessioni.
Solo una riconciliazione può risolvere una crisi latente, permettere un risveglio e una primavera della Chiesa.
All’inizio del concilio Vaticano II, sembrava che dovesse sbocciare l’unità delle Chiese separate. Non s’è realizzata. I responsabili delle confessioni cristiane ci lasciano presentire oggi che occorreranno vari decenni per risolvere le questioni strutturali sollevate dall’ecumenismo.
Il processo ecumenico ha amplificato la ricerca teologica, con incontri e commissioni.
Non è privo di importanza che i cristiani si riconoscano nelle loro differenze e facciano in seguito apparire le convergenze. Ma non sta in questo la riconciliazione.
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In altri periodi oscuri della storia, per sanare le divergenze, i cristiani si sono resi visita. Alcuni dipinti murali attestano che nei momenti difficili del XIII secolo, i cristiani dell’Europa meridionale si recavano perfino in Finlandia. Realizzavano in pochi piccoli pellegrinaggi da persona a persona, da gruppo a gruppo.
Un dialogo ecumenico sarà necessario fino alla fine dei tempi. Anche se i cristiani fossero riuniti in seno ad un’unica Chiesa, rinascerebbero sempre correnti opposte che avrebbero bisogno di tempo per ricercare lo spirito di unità.
Impossibile però dimenticare che nel Vangelo la riconciliazione è una dinamica dell’istante, si vive nell’immediato, in ogni momento: "Se ti avvicini all’altare senza essere riconciliato, corri dapprima a riconciliarti col tuo fratello".
Se le istituzioni ecclesiali hanno bisogno di molto tempo per accedere ad una comunione visibile, al contrario, sulla via evangelica dell’immediatezza, ogni persona può anticipare in se stessa e senza indugio la riconciliazione.
Anticipare è un’espressione della speranza: vivere già quello che si spera. Nulla contribuisce maggiormente a donarci un cuore attento e giovane, fino alla sera della vita.
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Quando, in seguito ad una separazione, colui che rinuncia a se stesso per avvicinarsi all’altro si sente rispondere: "Non ti rifiuto, ma io posseggo tutto, che cosa hai da darmi?", si sente umiliato. Da una parte il perdono, dall’altra la sufficienza.
Per anticipare una riconciliazione, cominciare con l’assumere senza indugio in se stessi la parte migliore dei doni deposti dal Cristo Gesù nel suo popolo durante due millenni di peregrinazione. Fare questa scelta non significa spezzare le fibre dell’anima dei nostri e neppure divenire simbolo di rinnegamento.
Assumere in se stessi il meglio dei doni delle Chiese ortodosse, significa affidarsi allo Spirito del Risorto. Traspare anche dalla loro liturgia a tal punto che perfino dei non credenti riescono a intuirne qualcosa. Dallo Spirito i cristiani ortodossi hanno attinto il coraggio di giungere, con fedeltà, fino all’amore estremo.
Assumere in se stessi la parte migliore delle Chiese della Riforma significa dar fiducia alla Parola di Dio per metterla in pratica nella vita personale. L’amore per la Scrittura ha lavorato dentro il cristiano della Riforma, fin nell’intimo. Partendo dalla meditazione della Scrittura ha sviluppato la preghiera spontanea, vero tesoro del Vangelo che s’esprime in intercessione per gli altri o in riconoscenza a Dio.
Assumere in se stessi il meglio dei doni della Chiesa cattolica, vuol dire accogliere l’insostituibile presenza del Cristo risorto nell’Eucarestia, accogliere anche il perdono dato alla fonte della riconciliazione. Attingendo dalla parola di Dio una certezza confermata dai secoli, la Chiesa cattolica è innanzitutto la Chiesa dell’Eucarestia. Nell’Eucarestia, sorgente di unanimità d’una stessa fede, un soffio di continuità permette di superare anche le prove più pesanti della storia. E l’Eucarestia apre ad una visione mistica della Chiesa e può dare anche una visione mistica dell’essere umano.
frère Roger, di Taizé
(tratto da I tuoi deserti fioriranno, ed. Morcelliana 1978)