DOC-1925. ROMA-ADISTA. "Dev’essere misterioso davvero il disegno di Dio - scrive sul Manifesto l’antropologo Vito Teti -, se è ad esso che dobbiamo" l’allontanamento di mons. Giancarlo Bregantini dalla Locride: "il migliore regalo alla ‘ndrangheta che poteva essere pensato", aggiunge sul Trentino Piergiorgio Cattani. Perché ha veramente dell’incredibile la vicenda della "promozione" del vescovo all’arcidiocesi di Cambobasso (v. Adista n. 79/07), e non farebbe differenza alcuna se, anziché di trasferimento ad una diocesi più piccola e meno popolata di quella di Locri, e di sicuro strategicamente assai meno importante, si trattasse della promozione "senza virgolette perché senza ironia" di cui parla l’Avvenire. Tanto più che il concetto stesso di promozione, vera o fasulla che sia, stride violentemente con quella che dovrebbe essere la missione di un vescovo: non a caso, come scrive a mons. Bregantini il prete genovese Paolo Farinella, lo spostamento "è pensato e letto con categorie pagane e atee: ‘è promosso’; Campobasso è più importante di Locri; fa carriera; diventa metropolita, ecc. Come siamo distanti - commenta - dal Vangelo che non ci ha mandato a cercare o realizzare carriere, ma a morire in croce per quella porzione di ‘mondo’ a cui siamo mandati".
Pertanto, se anche non vi fosse alcun "oscuro disegno", come insiste il quotidiano della Cei e come sostiene nel suo "doloroso e piangente saluto di congedo" alla diocesi di Locri lo stesso Bregantini (accreditando erroneamente l’ipotesi che il suo nome sia stato indicato dai vescovi dell’Abruzzo e del Molise e poi inserito nella terna di nomi presentata al papa), nessuna giustificazione potrebbe comunque darsi al fatto che una terra povera, dimenticata, malata, devastata dai tanti tradimenti e dai ripetuti abbandoni dello Stato - e di una Chiesa che troppo spesso ha fatto di silenzi ed omissioni, e di pesanti compromissioni, la sua linea di condotta - abbia subìto l’ennesima ferita, perdendo il simbolo di quella "Calabria nuova, fattiva, civile, propositiva" di cui parla Teti, la voce più tonante, tra tanti silenzi o sussurri, della resistenza e del riscatto. "Chi è agitato si rilassi", invita Dino Boffo dalle pagine dell’Avvenire. Ma a non volersi affatto rilassare sono in tanti, dentro e fuori la Calabria, come indica la rassegna stampa che qui di seguito riportiamo, seguita da diversi comunicati di solidarietà a mons. Bregantini e preceduta da stralci del messaggio del vescovo alla diocesi di Locri, l’8 novembre scorso. (c. f.)
Pertanto, se anche non vi fosse alcun "oscuro disegno", come insiste il quotidiano della Cei e come sostiene nel suo "doloroso e piangente saluto di congedo" alla diocesi di Locri lo stesso Bregantini (accreditando erroneamente l’ipotesi che il suo nome sia stato indicato dai vescovi dell’Abruzzo e del Molise e poi inserito nella terna di nomi presentata al papa), nessuna giustificazione potrebbe comunque darsi al fatto che una terra povera, dimenticata, malata, devastata dai tanti tradimenti e dai ripetuti abbandoni dello Stato - e di una Chiesa che troppo spesso ha fatto di silenzi ed omissioni, e di pesanti compromissioni, la sua linea di condotta - abbia subìto l’ennesima ferita, perdendo il simbolo di quella "Calabria nuova, fattiva, civile, propositiva" di cui parla Teti, la voce più tonante, tra tanti silenzi o sussurri, della resistenza e del riscatto. "Chi è agitato si rilassi", invita Dino Boffo dalle pagine dell’Avvenire. Ma a non volersi affatto rilassare sono in tanti, dentro e fuori la Calabria, come indica la rassegna stampa che qui di seguito riportiamo, seguita da diversi comunicati di solidarietà a mons. Bregantini e preceduta da stralci del messaggio del vescovo alla diocesi di Locri, l’8 novembre scorso. (c. f.)