La Cei: "altamente scorretto" cambiare le regole in corsa
di Marco Tosatti
Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente per gli Affari Giuridici della Cei, intervistato da Radio Vaticana critica gli ultimi sviluppi del pasticcio liste
Cambiare le regole del gioco in corsa è «altamente scorretto»: lo sostiene monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente per gli Affari Giuridici della Cei, intervistato da Radio Vaticana: «La democrazia è una bella forma di partecipazione della gente della vita pubblica, ma è una realtà fragile, che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme e regole, perché altrimenti non riusciamo più a orientarci - ha detto monsignor Mogavero - Se dovesse essere frutto dell’arbitrio di qualcuno o se dovesse essere improvvisata ogni giorno, mancherebbe la ricerca dei rapporti, del diritto e delle prospettive. Le regole non sono un aspetto accidentale del vivere insieme, ma dettano il binario su cui incamminarsi per poter finalizzare la democrazia».
Il caos delle liste elettorali per le Regionali in Lazio e Lombardia, che sta tenendo banco in questi giorni - che monsignor Mogavero ha definito, con le parole di Napolitano «un pasticcio» - e il conseguente decreto “salva-liste” hanno determinato «una circostanza nella quale il valore della partecipazione è messo in discussione dalla non osservanza delle regole, che sono una garanzia a tutela di tutti. Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è già in atto è altamente scorretto da parte di tutti, perché si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno intrinseche o pertinenti mettono in gioco un valore, il valore della partecipazione».
«Ci sono state leggerezze, manchevolezze e approssimazioni nell’affrontare il gioco democratico che non sono a favore di nessuno - ha aggiunto ancora monsignor Mogavero nell’intervista, trasmessa lo scorso 5 marzo scorso, il giorno dell’approvazione del decreto - Forse questo vuole dire che siamo impreparati alla democrazia sostanziale. Ci nutriamo di parole come “partecipazione” e “consenso”, poi, quando tutto questo confligge con qualcosa che ci penalizza, invochiamo altri valori e altre soluzioni estemporanee per riparare ai guasti di chi ha improvvisato e sbagliato».
fonte www.lastampa.it del 7.marzo.2010