Rassegna Stampa

Presepi e statue, quando il sacro divide
di Enrico Giardini

Il sacro divide la politica. Prima la polemica sul crocifisso nelle aule scolastiche. Poi quella sul presepe nero in Procura. E ora anche la scintilla fatta partire dall'associazione «Io amo l'Italia» di Magdi Cristiano Allam contro una statuetta della Madre di Dio esposta al monastero di Sezano (articolo sotto).
Altro che a Natale siamo tutti più buoni.
Dalla Chiesa cattolica però si levano voci di distensione. Monsignor Antonio Finardi, parroco della cattedrale, è un appassionato di arte. «Non ho visto questa statuetta di Marco Danielon», spiega, «ma posso testimoniare che è un artista molto preparato e serio, un uomo di fede, che non compone un'opera con soggetto sacro se prima non ha studiato il tema dal punto di vista biblico e teologico e non si è consultato con sacerdoti e laici preparati. Per la cattedrale, commissionate da me, ha realizzato varie sculture, di grande valore».
Ma che cosa pensa della polemica sul presepe nero? «Noi siamo troppo legati all'Occidente», aggiunge Finardi, «quasi che Gesù debba essere bianco e magari italiano. In realtà è giusto e fondato teologicamente che venga rappresentato anche in altri modi. Mi è piaciuto che il sindaco Tosi abbia detto che dall'Africa si è portato a casa presepi con Gesù nero e detto che sono presepi e basta. Io ne ho moltissimi, indiani e africani, dove i personaggi e Gesù sono indiani e africani. Il presepe, come il crocifisso, è segno di fede e cultura che ci invita alla conversione e non va confuso con altri piani».
La vicenda del presepe ha avuto eco ovunque, al punto che monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio Cei per gli affari giuridici, dice di «vedere benissimo» il presepe nero perché «l'uomo e la donna sono tali a prescindere dal colore della pelle e davanti a Dio queste diversità sono una ricchezza e non un elemento di contrapposizione. Magari», aggiunge, il presepe «possa essere un messaggio di integrazione».

fonte: L'arena del 15/12/2009


A SEZANO.Gli Stimmatini difendono l’opera dell’artista Danielon.
«Una Maria simbolo di vita e di cammino dell’umanità»

Fa discutere una statuetta alta 40 centimetri dal titolo «La madre di Dio» dell’artista Marco Danielon esposta in tempo d’avvento nell’aula liturgica del monastero degli Stimmatini di Sezano. E così è ancora polemica su un simbolo di fede. A sollevare la questione è un altro artista, Marcello Sartori, coordinatore veneto del movimento di Magdi Cristiano Allam, «Io amo l’Italia», che non ci sta a vedere raffigurata la madre di Dio come una semplice donna, spoglia, che si sorregge la schiena e cammina leggermente curva, quasi a sentire il peso della vita che porta in grembo, e grida allo scandalo. L’opera ha come piedistallo un semicerchio, quasi
 a simboleggiare un mondo non ancora compiuto, e si trova a lato dell’altare.
Alla sua destra si trova una Madonna con il bambino risalente al 1100 della scuola di Altichiero da Zevio e il contrasto è forte, come fanno notare i religiosi.
«Del resto la statuetta non vuole essere il ritratto della Madonna ma il ritratto di tutto ciò che è simbolo di vita e di comunione con il mondo. Lo stesso titolo è un inno alla gioia della maternità perché ogni madre è portatrice di vita quindi è vicina a Dio», spiegano.
Padre Silvano Nicoletto e il presidente dell’associazione Monastero del Bene Comune, AlessandroMazzer, sono sconcertati da tanto clamore, così come sono senza parole di fronte alle mail sprezzanti e ingiuriose giunte al loro sito, dove hanno scritto: «Informiamo gli amici di Sezano e quanti frequentano abitualmente il
nostro sito che stiamo ricevendo messaggi con parole di violenza e volgari e di minaccia in riferimento alla scultura di Danielon collocata nella nostra aula liturgica come segno dell’avvento».
E a rimanere senza parole sono anche tante catechiste, tante suore che hanno visto in questa minuta donna dal
bronzo scuro un riscatto della natività. «È il simbolo di un percorso», spiega padre Silvano indicandola, «la Madre di Dio diventa espressione del cammino dell’umanità che porta il carico di una promessa. Non è la Madonna nel suo significato simbolico, è segno dell’avvento in quanto simbolo di un’umanità che ubbidisce e
accoglie la promessa della parola».
Danielon ha lavorato a Roma per diverse congregazioni religiose, sua è la veliera del battistero di SanZeno. La Madre di Dio a giorni sarà la copertina di una nota rivista diocesana. «Trovo assurdo quanto si sta verificando», si limita a dire. Mazzer invita a non strumentalizzare la questione, a non volerne fare una questione politica e di offesa

A.Z. fonte: L'arena del 15/12/2009