L’arte sacra di Marco Danielon*
Il dono dell’ispirazione
Marco Danielon, che ha realizzato, tra le altre, opere come il nuovo fonte battesimale della Basilica di San Zeno, ci ha raccontato la sua storia di scultore di arte sacra, gli studi, i pensieri, l’attesa per l’ispirazione, la convinzione che questa sia frutto di un dono. È solo la sensibilità dell’artista che può fare di questo dono un incontro e che deve saper accogliere e valorizzare la sua essenza più profonda, realizzando una creazione che sappia entrare in sintonia con la comunità che la riceve.
Come è iniziato il suo percorso artistico e come è proseguita la sua carriera?
Ho ereditato la passione per l’arte dalla mia famiglia, in particolare da mio padre che era cesellatore di arte sacra. Quando ero giovane lo aiutavo nella bottega che avevamo in Borgo S. Pancrazio, ma era un periodo difficile, era finita da poco la guerra e lui sperava che dedicassi il mio futuro ad intraprendere un altro mestiere. In realtà le tecniche di sbalzo e cesellatura non erano proprio le attività in cui la mia creatività riusciva ad esprimersi liberamente nella forma. Ecco perché ho deciso di studiare design e di frequentare alcuni corsi all’Accademia Cignaroli, affiancando a questa formazione la frequentazione degli scultori Carlo Bonato e Gino Bogoni, che mi hanno dato modo di capire cosa fosse esattamente la scultura. Ho anche frequentato un corso sulla ristrutturazione di beni culturali e ambientali organizzato dalla Diocesi di Verona, in seguito al quale mi sono iscritto al corso di laurea ordinario dell’Istituto di Scienze Religiose, che sto per terminare. Queste conoscenze, in particolare quelle fornitemi durante il corso di laurea, mi hanno dato la possibilità di approfondire le tematiche legate al mio ambito artistico e mi hanno permesso di rivivere la mia formazione religiosa e ristrutturare il mio pensiero.
Quindi, qual è ora il suo modo di intendere la scultura?
Ho elaborato un nuovo linguaggio delle mie opere, che mi spinge ad aprirmi al mondo. Sono sempre in tensione tra il tormento di continuare ad elaborare e l’estasi di aver visto la fine di un lavoro che piace. Ciò che mi attira non è più una ricerca religiosa del sacro nell’arte, ma un tentativo di generare vita, di suscitare speranza rispetto al concetto di morte, sfruttando le figure dell’uomo e della donna e la loro capacità di rapportarsi. Come accade per tutte le arti, sono convinto che anche la scultura, se fatta con il cuore, dia la possibilità all’uomo di sognare.
Come nasce un’opera d’arte?
L’opera in corso di lavorazione può subire modifiche rispetto all’idea iniziale?
Quali sono i materiali che predilige?
Ho sempre lavorato con i metalli: rame, ottone, argento e bronzo, anche se quest’ultimo ha qualche problema nella resa finale. Di solito scelgo di modellare con la creta e le cere perché i segni che imprimo rimangono ben visibili e riesco quindi ad esprimermi meglio. Ma lavoro anche con il gesso, che mi permette invece di avere il pieno controllo del colore e delle sue sfumature, attraverso l’utilizzo delle patine.
Come è nata l’idea del fonte battesimale per la basilica di San Zeno?
Ho avuto una richiesta dell’Abate don Rino Breoni, ma è stato difficile, perché è quasi impossibile realizzare qualcosa che si adatti all’architettura di quella chiesa. Ho quindi trascorso vari giorni in Basilica mettendomi in ascolto, aspettando che arrivasse la giusta ispirazione. Un giorno mi sono avvicinato all’uscita con lo sguardo fisso sulla vela azzurra dell’abside, ho immaginato di rovesciarla e così ho trovato la forma che cercavo.
Il lavoro dell’artista richiede molta attenzione, in ogni momento si possono cogliere spunti per nuove opere. Diventa allora difficile distogliere la mente nella vita privata?
Inizialmente ero sempre concentrato sul lavoro, anche quando ero a casa. Poi ho scoperto che la chiave per trovare la motivazione e gli spunti per realizzare le mie opere vivono in tutti gli incontri che ogni giornata mi riserva; io non faccio altro che assaporare intensamente ogni occasione che mi mette in contatto con l’altro e questo non è lavoro, ma essenza ed esigenza di ogni uomo. (fonte KYOS Verona, aprile 2009 di C.M.)
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Nota della Comunità di Sezano:
L'opera scultorea denominata "Maria, la Madre di Dio" , non è una statua mariana nel senso devozionale del termine, ma una scultura in bronzo, di altezza 40 cm, realizzata nel 2009 da Marco Danielon a seguito di un percorso accurato di ricerca antropologica e biblico-teologica.
La scultura è stata esposta nell'aula liturgica del Monastero di Sezano nel periodo liturgico dell'Avvento 2009, come segno di attesa, simbolo della vita e dell'amore di Dio, nell'ambito del percorso di ricerca biblica e di fede che la Comunità degli Stimmatini sta portando avanti da anni assieme a centinaia di fedeli laici e religiosi.
Messaggi di solidarietà e di lode all'opera scultorea di Marco Danielon* sono arrivati da tutta Italia, decretando così l'ingresso dell'artista tra gli autori contemporanei di arte sacra al pari del francese Arcabas noto anche per avere raffigurato la purezza di Maria gravida con una donna spoglia (le soleil dans le ventre, 1984 vedi).
Purtroppo questo semplice segno di Avvento, frutto di un cammino di fede e di riflessione biblica condivisa da una comunità cristiana allargata è stato manipolato e strumentalizzato per denigrare e screditare la Comunità religiosa che vive nel Monastero di Sezano.
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*Marco Danielon è uno scultore-cesellatore che opera a Verona da trent'anni. Ha studiato all’Accademia Cignaroli, oltre che con gli scultori Carlo Bonato e Gino Bogoni. Ha frequentato il corso di ristrutturazione di beni culturali e ambientali organizzato dalla Diocesi di Verona e sta completando il corso di laurea ordinario dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (Verona). Alcune delle sue opere sono presenti a Verona presso la Basilica di San Zeno nella chiesa Cattedrale e nella chiesa della Casa Madre delle Suore Comboniane, a Roma nella chiesa della Casa generalizia delle Suore comboniane . Contatti: marco.danielon@gmail.com