Rassegna Stampa

Berlusconi: “No all’Italia multietnica”. E’ bufera.



Altri 162 migranti spediti sulle coste della Libia, dopo essere stati respinti in mare, la seconda operazione del genere nel giro di pochi giorni. Maroni fa salire il numero a 240, includendo probabilmente anche i passeggeri di un barcone che aveva lanciato un sos ore fa. L'Onu, la Chiesa cattolica, le organizzazioni per i diritti umani protestano. Ma Berlusconi va per la sua strada. «Non vedo nessuno scandalo - ha detto -. È chiaro che in mare dobbiamo dare assistenza, ma noi siamo in linea con le disposizioni europee. Non c'è nulla che violi gli accordi internazionali».

E poi il premier ha aggiunto: «La sinistra aveva aperto le porte, la sinistra era ed è quella di un'Italia multietnica: la nostra idea non è così, è quella di accogliere solo chi ha le condizioni per ottenere l'asilo politico». Per questo La legge Bossi-Fini sull'immigrazione non sarà cambiata. «Non c'è nessun progetto di cambiamento che io conosca. Nessuna proposta di modifica è venuta sul mio tavolo», sottolinea il premier.

Ma la Conferenza Episcopale Italiana risponde subito al premier: «L'Italia multietnica e multiculturale è un valore ed esiste già di fatto - dice il segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata, osservando che «il problema è invece il modo in cui le culture e le presenze si rapportano» perché «non si cresce insieme in una accozzaglia disordinata e sregolata. Non si vuole - ha precisato il vescovo - cancellare l'identità di ciascuno ma nemmeno teorizzare un'irreale parificazione che è cosa diversa dall'eguaglianza. L'appiattimento infatti non aiuta lo stare insieme, anzi lo distrugge», ha aggiunto, concludendo che è necessario «coordinarsi all'interno di un orizzonte di fondo condiviso, di un tessuto comune che avvolga tutti, anche chi viene da fuori, come gli immigrati».

In dura polemica con Berlusconi e la Lega anche Don Luigi Ciotti, presidente di Libera: «La società multietnica è una realtà di tutti i paesi sviluppati, ma solo da noi il fenomeno migratorio è oggetto di semplificazioni, misure demagogiche quanto impraticabili, cinici giochi di potere. Solo da noi una vicenda umana che riguarda il destino di migliaia di persone ma anche il nostro - perchè solo insieme alle persone straniere possiamo pensare di avere un futuro, una nuova ricchezza culturale e un nuovo sviluppo economico - pare scivolare in una china d'inciviltà e di disumanità - prosegue don Ciotti -. Gli episodi di razzismo, le tensioni xenofobe, avallati da dichiarazioni irresponsabili che periodicamente alzano il tiro, erigono muri materiali e culturali, lo confermano. Nè vale il tanto sbandierato principio della sicurezza, perché, dati alla mano, è dimostrato che là dove la questione migratoria è stata affrontata con un 'mix' di lungimiranza e umanità, creando le condizioni per una integrazione vera, una piena titolarità di diritti e doveri, i reati sono diminuiti».

«Berlusconi non vuole una società multietnica? L'unica alternativa è l'apartheid che è ciò che il governo sta costruendo con il ddl sicurezza». Così Livia Turco(Pd), che firmò con Giorgio Napolitano la legge sull'immigrazione poi modificata dalla Bossi-Fini, interviene nelle polemiche sollevate dalle dichiarazioni del Premier. «Tra le tante norme paradosso di questa legge - dice Livia Turco - quelle che penalizzano i minori a scapito del nucleo familiare». «Per non parlare - aggiunge - della violazione attuata in questi giorni dell'art.4 del protocollo aggiuntivo della convenzione europea sui diritti umani che vieta le espulsioni collettive. Quelle attuate in questi giorni, infatti, non sono respingimenti ma, appunto, espulsioni collettive». «Si rassegni comunque Berlusconi - conclude l'ex ministro della Solidarietà sociale - l'Italia è già multietnica e gli italiani stanno scoprendo che mescolati si vive meglio».

Commenta Walter Veltroni, intervenendo a una manifestazione al museo della Shoah: «Quando sento dire che non vogliamo una società multietnica mi domando cosa si voglia dire se non che vogliamo una sola etnia, come ai tempi delle leggi razziali si voleva una sola razza e questo fu la base della tragedia che abbiamo vissuto».

Stamattina sono intanto giunti a Tripoli, a bordo del Pattugliatore Spica della Marina Militare i 162 migranti, tra i quali 42 donne e due neonati, soccorsi ieri a Sud di Lampedusa, in acque internazionali. Gli extracomunitari saranno trasferiti in un centro di detenzione libico così come avvenuto giovedì scorso per gli altri 227 accompagnati a Twescha, a 35 chilometri da Tripoli. Un altro barcone con una settantina di immigrati, in navigazione nel Canale di Sicilia, ha lanciato una richiesta di soccorso con un telefono satellitare. Secondo le coordinate, rilevate con il Gps, si troverebbe molto a Sud, al confine tra le acque libiche e quelle maltesi. E con ogni probabilità anche questi migranti sono stati scortati in Libia.


fonte: da “l’Unità” del 11 maggio 2009