tratto da Il Corriere della Sera, del 28.01.09
Caso Williamson, il rabbinato d'Israele rompe i rapporti con il Vaticano
Benedetto XVI: «Solidarietà agli ebrei,no al negazionismo e al riduzionismo»
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CITTÀ DEL VATICANO - Il Papa ha espresso la sua «piena e indiscutibile solidarietà con i nostri fratelli destinatari della prima alleanza», cioè agli ebrei, e ha detto che l'Olocausto rimane un monito contro ogni oblio e negazionismo. «In questi giorni nei quali ricordiamo la Shoah, mi tornano alla memoria le immagini raccolte nelle mie ripetute visite a Auschwitz, testimonianze delle vittime innocenti di un odio razziale. Auspico che la memoria della Shoah induca l'umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo. La sua memoria sia per tutti monito contro l'oblio, il negazionismo e riduzionismo perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti. La Shoah insegni specialmente sia alle vecchie sia alle nuove generazioni che solo il faticoso cammino dell'ascolto e del dialogo, dell'amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all'auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai più la violenza umili la dignità dell'uomo».
«DICHIARAZIONE NECESSARIA E BENVENUTA» - La dichiarazione del Papa sulla Shoa è «necessaria e benvenuta, ha affermato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, «e contribuisce a chiarire molti equivoci sia sul negazionismo sia sul rispetto del Concilio Vaticano II. La dichiarazione del Papa smentisce tutti coloro che hanno giudicato la nostra protesta come un'ingerenza irrispettosa ed esagerata».
LEFEBVRIANI RICONOSCANO CONCILIO VATICANO II - Benedetto XVI ha poi chiesto ai vescovi lefebvriani l'impegno a «realizzare i passi necessari» per realizzare la piena comunione con la Chiesa riconoscendo il Concilio vaticano II. Il Papa ha detto di aver concesso «la remissione della scomunica in adempimento all'unità. Ho compiuto questo atto di paterna misericordia», ha spiegato Joseph Ratzinger, «perché ripetutamente questi presuli mi hanno manifestato la loro viva sofferenza per la situazione in cui si erano venuti a trovare. Auspico che a questo mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell'autorità del Papa e del Concilio Vaticano II».
RABBINATO - Il rabbinato d'Israele però ha rotto indefinitamente i rapporti ufficiali con il Vaticano in seguito alla revoca della scomunica del vescovo lefevbriano Richard Williamson, che nega la Shoah. Lo scrive il Jerusalem Post, aggiungendo che il rabbinato ha anche cancellato un incontro fissato a Roma il 2-4 marzo con la Commissione della Santa Sede per i rapporti con gli ebrei. In una lettera indirizzata al presidente della Commissione, cardinale Walter Casper, il direttore generale del rabbinato Oded Weiner scrive che «senza scuse pubbliche e una ritrattazione, sarà difficile continuare il dialogo». Secondo una fonte del rabbinato, la lettera è giunta alla stampa israeliana prima di essere ricevuta in Vaticano e ciò potrebbe ulteriormente complicare i rapporti fra il rabbinato e la Chiesa cattolica.
WILLIAMSON - Intanto, nonostante le polemiche, il vescovo negazionista non torna sui propri passi e il vescovo di Ratisbona gli proibisce le chiese della città tedesca. Secondo monsignor Gerhard Ludwig Müller, Williamson si è infatti posto fuori dalla Chiesa e ha pronunciato parole «inumane» e «sacrileghe». «Non è una questione di emozioni o di pancia - ha detto Williamson - ma di raziocinio. E dal punto di vista razionale non cambio idea, sulle camere a gas le prove non ci sono». Parole destinate a rinfocolare le polemiche, nonostante la lettera dei lefebvriani inviata al Papa. Nel messaggio, monsignor Bernard Fellay aveva spiegato che «le affermazioni di mons. Williamson non riflettono in nessun caso la posizione della nostra fraternità».
LA RISPOSTA DEL VATICANO - La Santa Sede, tramite portavoce padre Federico Lombardi, ha espresso l'auspicio che, anche alla luce delle parole dette mercoledì dal Papa in solidarietà agli ebrei e contro il negazionismo della Shoah, il dialogo con il rabbinato di Israele possa continuare