Rassegna stampa

IL CARDINALE MARADIAGA: IL CAPITALISMO È FALLITO

PAGHERANNO SOLO I POVERI

di Alberto Bobbio

Il prelato honduregno è osservatore del Vaticano alla Banca mondiale e al Fmi: «Serve un Tribunale internazionale contro i crimini finanziari, come per quelli di guerra».

«La crisi non è finita. Anzi, siamo solo all’inizio. Ma io una domanda la voglio fare: dove sono finiti i soldi che le Borse hanno bruciato in queste settimane? Perché i soldi nessuno li brucia, né si volatilizzano. Più semplicemente, spariscono nelle tasche di quelli che sono già ricchi, a tutto danno dei poveri».

Il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente della Caritas internazionale e osservatore della Santa Sede alla Banca mondiale e al Fondo monetario internazionale (Fmi), parla con la solita schiettezza, e aggiunge: «Chiedo che la comunità internazionale, come ha fatto per i crimini di guerra, costituisca un Tribunale internazionale per i crimini finanziari che, sicuramente, producono molti più morti delle guerre, per fame, sete e malattie».

• Eminenza, di chi è la colpa?

«Degli uomini che hanno fatto del mercato un dio. Bush e l’intero sistema finanziario americano non possono assolversi dicendo che il capitalismo si è comportato male. Significa non riconoscere i propri errori. Tutto ha un limite, anche il consumo, anche il guadagno. Chi ha portato alla crisi deve fare un passo indietro, altrimenti provocherà altri danni in futuro».

• Qualcuno dice che bisogna rifondare il capitalismo...

«Non basta. Bisogna inventare qualcosa di nuovo. È ora di finirla di procedere attraverso aggiustamenti strutturali dell’economia, che premiano soltanto i ricchi e allargano il solco con i poveri. Bisogna mettersi in testa che il capitalismo finanziario, dominatore dell’economia negli ultimi 30 anni, è fallito. Non va rifondato, va cambiato».

• Quanto pagano sulla loro pelle i poveri questa crisi?

«Ancora non lo sappiamo, ma il costo sarà altissimo. La crisi del petrolio con i prezzi alle stelle ha prodotto prima dell’estate 100 milioni di poveri in più. Per sfamare un miliardo di persone denutrite nel mondo bastano 30 miliardi di dollari all’anno, cioè meno del 5 per cento del piano della Casa Bianca a favore delle banche. In primavera i leader riuniti a Roma hanno detto che per gli Obiettivi del millennio non c’erano soldi, ma nessuno ha avuto difficoltà a trovare miliardi di dollari per le banche».

• Perché lei dice che siamo soltanto all’inizio degli effetti della crisi?

«La recessione porterà a un aumento della disoccupazione quasi ovunque. In America centrale e latina le rimesse di chi è emigrato negli Usa stanno già diminuendo. Vi sarà una contrazione delle importazioni americane e anche delle produzioni destinate al mercato estero. Così i prezzi aumenteranno e i ricchi faranno pagare la crisi ai poveri».

• Chi non ha vigilato?

«Il Fondo monetario internazionale. Si è occupato solo del Terzo mondo, imponendo misure durissime ai Paesi poveri, e non ha sorvegliato le nazioni ricche. Non è vero che le regole non sono state rispettate. Le regole non c’erano per precisa volontà dei legislatori e della Casa Bianca. Ma il Fmi non ha mai avuto nulla da obiettare».

• Cosa hanno fatto gli Usa?

«Hanno continuato a contrarre prestiti colossali per sostenere i tagli alle tasse e finanziare gli impegni militari. I soldi per le armi si trovano sempre, soprattutto se le guerre sono inutili. Tuttavia, il rapporto tra guerra e indebitamento può essere fatale agli americani. Se la Cina, che ha enormi investimenti nel sistema finanziario statunitense, decidesse di non comperare più buoni del Tesoro americano, gli Stati Uniti crollerebbero e gli impegni militari americani sarebbero completamente travolti».

• È per scongiurare questa prospettiva che si sono avviate frenetiche manovre di salvataggio?

«Certo. Non si vuole scardinare il capitalismo finanziario e si giustifica perfino l’intervento massiccio dello Stato a favore delle banche, chiedendo più denaro in prestito».

• Invece lo Stato cosa deve fare?

«Secondo la dottrina sociale della Chiesa, ha un ruolo chiave: stabilire regole, sorvegliare e garantire il bene di tutti. Esattamente ciò che oggi manca. Quella di oggi è anzitutto una crisi etica, dove non c’è limite al desiderio. Vale per gli impegni militari e vale per la bolla immobiliare. Il mondo non gira solo attorno ai soldi. Ci sono altri valori».

• Perché siamo a questo punto?

«Nessuno si fida più degli altri. La paura ci domina: paura di perdere denaro, paura degli altri popoli, paura di non poter più consumare. Il terrorismo, dopo l’11 settembre, ha raggiunto il suo scopo: ha spalmato il mondo di paura e ha favorito lo sviluppo del razzismo, che produce più poveri e chiude le società. Le violente politiche anti-immigrazione di molti Governi, compreso il vostro, lo dimostrano con chiarezza. E la recessione peggiorerà le cose».
fonte: da "Famiglia Cristiana" - n° 45 del 9 novembre 2008