Rassegna Stampa

Tratto da L'unità, del 21.10.2008

Anche Tremonti si dice d'accordo, ma una norma dello scorso agosto prevede entro il 2010 la privatizzazione dei servizi idrici locali

L'acqua non è una merce, ma un diritto di tutti
di Emilio Molinari*

II Ministro Tremonti, intervistato dal Coniere della Sera, parla di valori simbolici e spirituali che rendono l'acqua insostituibile, da cui zampilla la vita stessa... "Acqua e Cibo, non sono da abbandonare alla logica del profìtto privato.. non sono problemi di sola tecnologia, risolvibili con la scienza, ma sono i problemi della politica e della morale.. .l'efficienza economica ha poco o nulla a che fare con il soddisfacimento dei bisogni primari..." Sono le parole del movimento dell'acqua, di migliaia di cittadini e di centinaia di sindaci, impegnati nell'impedire la messa sul mercato di questo bene comune e la privatizzazione dei servizi idrici. Stanno scritte in una legge d'iniziativa popolare, fìrmata da 400,000 cittadini e consegnata al parlamento nel 2007, nella quale i servizi idrici non sono di carattere economico, ma nello spirito dell'art. 43 della Costituzione, stanno nella sfera dell'interesse generale, da gestire pubblicamente.
Bene sig. Ministro: lei ci conferma nelle nostre convinzioni, anche quando mette in guardia dall'idea
che il mercato sia la risposta alla domanda di Diritti fondamentali. Ha detto cose che nessun politico italiano ha fìnora pronunciato, ma è in grossa contraddizione con il suo ruolo. Il 6 Agosto, la legge 133 presentata dal suo Governo e votata all'unanimità dal parlamento, ha defìnito tutti i servizi pubblici locali compreso l'acqua, di carattere economico, ha reso obbligatorio per Comuni, Province e ATO, privatizzare, entro il 31 Dicembre del 2010, tutti i servizi pubblici locali del nostro paese, compreso i servizi idrici.
Tutti i servizi pubblici tolti alla gestione degli enti locali e consegnati a poche SPA italiane, a banche e a due multinazionali francesi. E' un fatto storico che merita una discussione pubblica. L'acqua diventa una merce quotata in borsa: ACEA, IRIDE, HERA, A2A, SUEZ, VEOLIA, le loro fusioni, le banche e "i fondi"domineranno il mercato idrico e dei servizi, italiano. Ma se i Comuni non gestiscono più, beni comuni e servizi essenziali, se si cancella un pezzo di storia dei municipi e delle municipalizzate, cosa diventa la democrazia? E i sindaci? Giocheranno in borsa con derivati e i titoli spazzatura, venderanno il territorio per fare cassa, gestiranno la paura e l'ordine pubblico? Questo non è: interesse generale e primato della politica, di cui lei parla, Che senso ha parlare di "svolta storica del federalismo fìscale"senza beni comuni, senza se/vizi pubblici da gestire da parte delle comunità locali? Sig, Ministro si stanno intrecdando tl'e crisi che rischiamo di diventare una terribile crisi di civiltà.
- La crisi economica e fìnanziaria.
- La crisi delle risorse, di cui Acqua e Cibo sono i paradigmi più evidenti (un miliardo di profilghi idrici e 820 milioni di contadini della sussistenza cancellati.)
- La crisi della democrazia, che nasce dalla paura di questo miliardo di assetati e affamati e dalla privatizzazione della politica e delle istituzioni prigioniere della borsa e delle lobby economiche e criminali.
Il crollo fìnanziario altro non è che il fallimento delle privatizzazioni e della idolatria dell'Efficenza, Efficacia, Economicità del privato e del mercato. E' una catastrofe da anni 30 si è detto, ma dell'ubriacatura delle privatizzazioni nessuno fa cenno. Allo Stato, al quale si è chiesto di ritirarsi dall'economia, al denaro pubblico, introvabile per riparare reti idriche, fare sanità, scuola, servizi essenziali, si chiede di salvare l'economia dell'azzardo, affermando il primato dell'investitore su quello del cittadino.
Miliardi, che richiederanno nuovi tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni, un ulteriore declino della partecipazione. Non pretendo di formulare proposte per la crisi in atto, resto sul terreno da lei indicato: acqua, e cibo. Ricordare gli anni 30 però, dovrebbe far pensare ad nuovo New Deal e ad un nuovo Welfare, di investimenti pubblici per servizi essenziali gestiti localmente, in modo partecipato dai cittadini, con i quali rilanciare l'occupazione. Sig Ministro, in molte parti del mondo sull'acqua, si sono piantati dei solidi picchetti: in America Latina le Costituzioni dichiarano l'acqua non mercifìcabile, la municipalità di Parigi se ne riprende la gestione, la Svizzera la dichiara monopolio di Stato, il Belgio, l'Austria, l'Olanda, persino negli USA, l'acqua è pubblica, L'acqua non è un bene di carattere economico, lei l'ha confermato, ma coerenza vuole che almeno:
- si scorpori il servizio idrico dalla legge 133 e si apra una discussione sui servizi di interesse generale ( art 43 della Costituzione) e sulla legge di iniziativa popolare del movimento.
- si intervenga con un piano di investimenti pubblici per rinnovare l'intera rete idrica italiana che disperde il 35% della preziosa acqua.
- si chieda all'Europa di predisporre un Fondo pubblico per portare acqua potabile e per l'alimentazione di base, nel Sud del mondo.
- si partecipi al Forum Mondiale dell'Acqua di Istanbul 2009, dichiarando che l'acqua è un diritto umano, da sottrarre alle multinazionali. C'è un' altra crisi in atto sig. Ministro ed è quella dei linguaggi "virtuali" che la politica adotta e che non coincidono mai con i fatti e la realtà.
Anche questo è un pericolo per la democrazia.

*presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull'Acqua