Rassegna Stampa

tratto da www.dazebao.org, il 7.07.08

Rom, impronte digitali. La posizione di Gian Carlo Maria Bregantini
di Giulia Fresca

Un editoriale apparso ieri, domenica 7 luglio, sulla prima pagina de “Il Quotidiano della Calabria” diretto da Matteo Cosenza ed a firma di Monsignor Gian Carlo Maria Bregantini, vescovo di Campobasso-Bojano e già vescovo di Locri – Gerace riapre la discussione sulle “impronte digitali” dei bambini rom, e molti sono i commenti che in queste ore si stanno succedendo.

«Sud e Centro, uniti di fronte a problemi comuni, in un incrocio di pareri da confrontare in lealtà. – Scrive Bregntini - Con un pizzico di nostalgia, dettata dal rumore del mare che si infrange sulla ghiaia della costa Jonica. Nella bellezza di colori intatti. Ma insieme con il fascino delle vette, che è insito nelle cime del Matese, cuore del Molise. Richiamo densissimo, emotivamente aperto, alle Dolomiti. Ma anche nostalgia dell'Aspromonte. Perché le montagne si assomigliano tutte, in un intreccio di messaggi che si fanno sempre nuovi. Perché le montagne vivono di infinito, di vette e di conquista. In questi giorni, la Chiesa celebra la festa del beato Piergiorgio Frassati, un santo torinese che molto ha amato la montagna. Conquistatore di vette, ma ancor più tenace nella santità. Con il cuore alle cime, ma anche vicino ai tuguri dei poveri. Con il suo cuore in alto, ma la mano verso chi soffriva di più. Impegnato nella Fuci e insieme convinto antifascista. Così mi piace vedere lo stile del giovane, ovunque sia. Capace di sognare, ma anche di servire. Forte nell'amore, ma generoso nel volontariato. Immenso negli spazi, ma ben mirato negli obiettivi quotidiani. Le vette. Ti conquistano il cuore, prima ancora che tu le conquisti. E luglio è tempo di vette. Ma è anche spazio di riflessione per quanti vivono tragedie di disperazione. Mari tragicamente attraversati, per poi sentirsi inchiodare addosso un reato di immigrazione che li schiavizza. Con un aggravante che sprofonda in abissi di solitudine. Le montagne, invece, parlano di spazi infiniti, di frontiere spezzate lungo i secoli da mani che lentamente si sono riconciliate.» Il vescovo simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, continua: «Quanta fatica fa l'uomo a non odiare, a perdonare, a incrociare cuori e non a imboccare armi micidiali. E mentre si contemplano, dall'alto, panorami immensi, come si fa a pensare che il mondo sia ancora fatto di steccati, rigidamente chiusi, gelidamente custoditi? Come si potrà pregare lo stesso Padre che è nei cieli infiniti, nel loro azzurro incontenibile, se poi costruiamo barriere di morte? Se progettiamo “isole” che ci fanno tanto feroci? E di fronte a tanta bellezza, gratuitamente offerta, mi chiedo se sia sensato chiedere a dei bambini di lasciare le loro impronte digitali su un foglio sporco d'inchiostro, che li segna di sudiciume, mentre le nevi intatte ancora accarezzano le cime dei nostri ghiacciai? Di carezze hanno bisogno i bambini rom, non di impronte. Di scuole, non di ghetti. Di coccole e non di giudizi negativi. Perché se si prosegue su questa strada di chiusura, di arroganza, il cielo anch'esso si chiuderà. Ma per tutti. E non mistifichiamo il provvedimento con la pretesa di difendere i piccoli. Amos, il profeta contadino, direbbe che “compriamo con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali...” Chiediamoci invece se siamo capaci di costruire uno Stato che sappia perseguire con forza chi sfrutta i poveri, chi favorisce la prostituzione, la mafia ignobile che li incatena. Costoro vanno perseguiti con decisione e forza. Essere cioè, come Stato, forti con i prepotenti. E non forti con i deboli. Le vette ci chiedono di porre i piccoli e i poveri al centro ».

Un invito ed un monito dunque, quello di Monsignor Bregantini parlando alla Calabria ma anche al Molise ed all’Italia intera: «ricordo che se il Sud non sa difendere chi è più piccolo e più povero di noi, alla fine non difende se stesso. Che se non tutela chi è fragile, alla fine indebolisce se stesso. Che se non apre gli orizzonti all'immensità nel cuore dei propri giovani, di certo permetterà ad altre terre di creare, anche nei confronti di ogni sud del mondo, barriere razziali e xenofobe. Barriere per di più giustificate, con la pretesa di protezioni. Che orrore! C'è un'alleanza tra poveri che va riscoperta e tenacemente difesa. Sempre più, perché sempre più insidiata da chi sta bene e non coglie il disagio dei poveri! Un monito. Luglio sia così spazio di vette. Per tutti. Ovunque. E costruiremo insieme la civiltà dell'amore. »