L'uomo che parla alle viscere del paese
di Carlo Galli
Anche quando ha fini diversivi rispetto a problemi reali, la strategia comunicativa del Presidente del Consiglio e degli uomini politici a lui più legati, nonché della stampa che li sostiene, è qualcosa di molto serio.
Che si sviluppi come attacco diretto, verbalmente estremo, o come alternanza smaccata di affermazioni e di passioni contraddittorie, o come sofisma, o come allusione a p aure inco nfessabili, o come complice ammiccamento, o infine - la modalità più diffusa - secondo la tecnica dell`affermazione ambigua e provocatoria, acuì seguono polemiche, vittimismi, e smentite che nell`immaginario sociale non smentiscono ma rafforzano le prime impressioni, è certo che, almeno finora, si è stabilita una forte sintonia emotiva e viscerale fra il Capo del governo e la maggioranza degli italiani.
Comepuò avveniretuttociò?La veritàè che le affermazioni del premier cadono su un terreno sociale già preparato ad approvarle; che sono le sue parole a fare il vero lavoro politico, plasmando e al tempo stesso confermando il senso comune degli italiani. Dalla lunga preparazione degli anni Ottanta - la crisi politica e morale della Prima repubblica, a cui si è aggiunta l`importazione di una vaga ideologia liberistica-conservatrice anglo-americana, adattata ad ancestrali abitudini italiane, e quindi depurata di ogni elemento di meritocrazia- è uscita una società che, maggioritariamente, si autocomprende attraverso alcuni schemi precostituiti, veri binari mentaliemoralisuiqualivengono istradate, automaticamente, le parole del premier, che attivano circuiti logici già predisposti a decifrarle e a interpretarle nel loro senso più radicale, anche al di là del significato letterale.
Il primo di questi schemi è che la politica come consapevolezza della dimensione complessa dell`esistenza comune è del tutto irrilevante e mistificatoria, e che semmai il modello aziendale-un uomo solo al comando, con la sua squadra - è più che sufficiente a risolvere i problemi del Paese (qui si inserisce l`offensiva berlusconiana contro il Parlamento).
Quindi, nel senso comune della maggioranza degli italiani la democrazia è il sistema per cui il popolo col suo favore pone ilvincitore al di sopra delle istituzioni e delle leggi, delegandolo in modo pressoché incondizionato a sbrigare ogni problema nel modo più efficiente: su questa idea della democrazia si fonda il populismo berlusconiano.
Un altro schema è che l`uguaglianza davanti alla giustizia è un`impostura e una seccatura, e che la vera legge uguale per tutti, ovunqueedovunque, èlaleggedel più forte, della differenza e dei privilegio:
questo schemalegittimale polemiche di Berlusconi contro i magistrati, e fa anche sì che il tema della legalità venga declinato solo per quanto riguarda "gli altri" (cioè come repressione dell`immigrazione illegale) e mai come esigenza generale, valida anche per "noi". A sua volta, il "noi", l`identità collettiva, non è qualificato da alcun orizzonte normativo e istituzionale comune, maè percepito come un agglomerato di individui, di gruppi, di interessi particolari:
e quindi il cortocircuito berlusconiano fra privato e pubblico è vissuto come ovvio e normale, ancorché di dimensioni gigantesche.
La corporativizzazione della società spiega poi la sorda resistenza a vere riforme che promuovano la concorrenza e l`efficienza;
riforme che, infatti, il premier e la sua squadra si guardano bene dal proporre, preferendo disposizioni a grande impatto simbolico come lacaccia ai "fannulloni" dei pubblico impiego (cioè ancora unavolta, degli "altri").
Questo senso comune è un insieme di credenze e pregiudizi, di "dogmi sociali", di cui Berlusconi è il creatore e il signore, e il più attento conoscitore. Il suo vero potere è sul linguaggio e sull`immaginario;
il che significa che quella di Berlusconi è egemonia, la forza che fa sì che, in certe circostanze storiche, l`interesse dì una classe (in questo caso, di una persona) siapercepito comeoggettivamente valido per la maggioranza, che un linguaggio e una cultura particolare costituiscano l`orizzonte universale della vita associata.
Proprio il paradosso che questa egemonia politica interpreta la politica solo come la somma di privatezze rende la lotta dell`opposizione difficilissima, perché apartele debolezzeele contraddizioni del centrosinistra - è proprio la sua tipica interpretazione universalistica della società a essere in controtendenza rispetto al senso comune. Eppure, se c`è un compito da affrontare subito, co- me un investimento di lungo periodo, è proprio questo: la costruzione di una nuova egemonia democratica, la riformulazione di un orizzonte linguistico costituzionale, l`attivazione nella società di automatismi e di scherni mentali progressivi. E il compito, eminentemente politico, di prendere sul serio il detto secondo cui in principio è la parola.
fonte: da "La Repubblica" del 25 maggio 2009