Rassegna stampa

tratto da Corriere della Sera 17.05.08
Messaggio del Capo dello Stato all'incontro dei giovani a Mauthausen

Napolitano e la Shoah:«Trasmettere la memoria non è un rito ma un dovere»

«Come ciò è potuto accadere? Come è potuta scaturire una tale dottrina di morte?» (Corriere della Sera 17.05.08)

ROMA - «Trasmettere, da una generazione all’altra, la memoria del nostro passato non è un rito che si tramanda. E’ un dovere che si ha il dovere di adempiere. Non dimenticate che fu la scoperta dei campi di concentramento e di sterminio, insieme con lo spettacolo delle immani distruzioni belliche, e il ricordo delle decine di milioni di morti provocate dai conflitti del secolo, che spinse i sopravvissuti, di tutte le nazioni, a dire: mai più guerre tra noi. Questo e’ il compito amaro e angoscioso, che voi oggi affrontate».

LA LETTERA - Lo scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera inviata ai giovani che, da diverse citta’ italiane, partecipano all’incontro Internazionale di Mauthausen, per rendere omaggio a tutte le vittime della tragedia dei campi di sterminio nazisti, e che domenica sarà letta nel corso del raccoglimento davanti al monumento nazionale italiano e all’urna contenitiva le ceneri trovate il 5 maggio 1945 all’interno dei forni di Mauthausen. «Cari giovani, la vostra partecipazione all’incontro internazionale di Mauthausen vi porta molto lontano dalla realtà odierna dell’Europa unita, dell’Europa di pace e armonia fra i popoli, in cui voi avete la fortuna di vivere. pure - si legge nel messaggio - non è molto il tempo trascorso da quando questo era un luogo di sterminio di moltitudini di esseri umani: donne e uomini che venivano trasportati da ogni parte d’Europa in questo e in altri ’lager’ nazisti per trovarvi la morte, come animali condotti al macello». «La Shoah, l’eliminazione di tutti gli Ebrei, decisa e realizzata dalla Germania nazista con l’appoggio dei regimi suoi alleati, fu una tragedia immane, che non ha precedenti nella storia d’Europa. Le vittime furono 6 milioni’. Non è facile per voi accettare ciò che è stato, trovare una risposta alle domande che in questo luogo e in questo momento vi ponete. Sappiamo bene ciò che voi oggi vi chiedete, perché, prima di voi, noi ci siamo posti le stesse domande. Come ciò è potuto accadere? Come è potuta scaturire, dall’interno della nostra antica civiltà, e come può essersi imposta a popoli di grandi tradizioni culturali, una tale dottrina di morte? Come può essere stata organizzata una tale gigantesca macchina operativa per l’annientamento preordinato di milioni e milioni di persone, private della loro identità umana ancor prima che della loro vita? Sia Primo Levi che Elie Wiesel hanno detto: comprendere è impossibile; conoscere è necessario’». «Vi è stato proposto, e voi avete accettato di compiere, questo pellegrinaggio, nella convinzione che occorre conoscere il passato, affinché esso non possa ripetersi. Trasmettere, da una generazione all’altra, la memoria del nostro passato non è un rito che si tramanda. «Fu allora - scrive ancora Napolitano - che ebbe inizio, appena mezzo secolo fa, l’opera non facile di costruzione di nuove istituzioni di pace, ancora incompiute, ma oramai estese a quasi tutti i popoli del nostro continente. Toccherà a voi, nel corso della vostra vita, il compito di completare l’opera; e quello, forse ancora più difficile, di portare, con impegni ed azioni concrete, in un mondo ancora insanguinato da troppi conflitti, il nostro messaggio di pace».