Rassegna Stampa

tratto da "Il Sole 24 ore", del 18.04.08

Benedetto XVI all'Onu: «Deboli i diritti senza etica»

di Massimo Donaddio

Un discorso di elevato profilo intellettuale, quello di Papa Ratzinger di fronte all'assemblea delle Nazioni Unite. Molto denso di contenuti, come è nello stile del Pontefice teologo, attento in particolare al tema dei diritti dell'uomo e dei popoli, spesso coartati da sistemi di potere che, alle varie latitudini del globo, limitano le prerogative di libertà degli individui e anche di intere nazioni.
Forte il richiamo all'etica nelle parole del Pontefice, vera radice dei diritti umani, nella concezione di Bendetto XVI. È urgente che la comunità internazionale recuperi la capacità di decisioni condivise sul piano multilaterale, poichè sono troppo pochi, secondo il Papa, gli interlocutori al mondo che contano e decidono. Implicito, ma molto chiaro un riferimento critico all'approccio statunitense in politica estera e a un Palazzo di Vetro spesso bloccato da veti incrociati.
Importante il richiamo anche alla dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo, che rischia di diventare sempre più una carta non più vincolante per il diritto internazionale, ma solo una semplice dichiarazione d'intenti, peraltro non ciondivisa da tutti.
«Oggi - ha detto il Papa - occorre raddoppiare gli sforzi di fronte alle pressioni per reinterpretare i fondamenti della Dichiarazione e di comprometterne l'intima unità, così da facilitare un allontanamento dalla protezione della dignità umana per soddisfare semplici interessi, spesso interessi particolari». Benedetto XVI ha quindi denunciato, pur senza entrare nei dettagli, il rischio che di fronte a nuove sfide le Nazioni Unite, nel nome del compromesso, tornino «indietro», ad un approccio «pragmatico, limitato a determinare un terreno comune, minimale nei contenuti e debole nei suoi effetti». Secondo Benedetto XVI la via del rispetto dei diritti umani è la sola «capace di eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali», come pure di garantire una reale condizione di sicurezza nel mondo. Il Papa ha anche sostenuto che «le vittime degli stenti e della disperazione, la cui dignità umana viene violata impunemente, divengono facile preda del richiamo alla violenza e possono diventare in prima persona violatrici della pace». In questo contesto, ha ricordato Ratzinger, anche la lotta al terrorismo dovrà inserirsi, «nel rispetto della legge e riconoscendo il ruolo superiore che giocano le regole e le strutture ordinate a promuovere il bene comune». Per difedere i diritti degli uomini e dei popoli, Benedetto XVI invoca l'intervento proprio delle Nazioni Unite: «Se capita che alcuni Stati non siano in grado di assicurare una tale protezione - ha detto il Papa con parole decise e nette - è compito della comunità internazionale intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla carta delle Nazioni Unite e attraverso altri strumenti internazionali». Secondo Benedetto XVI questi interventi non possono essere visti come «coercizioni ingiustificate» e come «una limitazione della sovranità nazionale». «Al contrario - ha ammonito il Pontefice- sono l'indifferenza o il non intervento a causare danni reali», avallando, insomma, un "dovere di ingerenza" dell'Onu nella crisi del mondo.
Il Pontefice ha anche richiamato, nell'ambito della promozione dei diritti universali, il tema della libertà religiosa come elemento fondamentale della dignità umana: «È inconcepibile che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi, la loro fede, per essere cittadini attivi». Forte anche la critica nei confronti di una ricerca scientifica che arivi a minacciare la vita umana e l'ambiente. Il Pontefice ha concluso il suo intervento invocando «pace e prosperità con l'aiuto di Dio» in inglese, francese, spagnolo, cinese, arabo e russo e ha raccolto l'applauso dell'assemblea dei delegati e della presidenza dell'Onu.