Rassegna Stampa

Da “il Manifesto” di Venerdì 11 gennaio ’08, di MIMMO DE CILLIS

Il papa fa il sindaco di Roma
Benedetto XVI incontra Veltroni e lo bastona: città povera e insicura.
Poi chiede soldi per gli ospedali cattolici.

Un asino bastonato. Walter Veltroni è uscito con le ossa rotte dal colloquio con Benedetto XVI. E' davvero raro ascoltare da un papa un linguaggio così diretto e perfino poco diplomatico. Ma questa volta Ratzinger non ha fatto sconti, anzi: l'occasione era fin troppo ghiotta. Avere contestualmente fra le mura amiche tre amministratori locali di comune, provincia e regione, genuflessi in ricerca di consenso e simpatie, pronti a incassare con il sorriso, tutti e tre di centrosinistra. E così il papa ha bacchettato duramente il sindaco, sospeso fra i problemi dei delicati rapporti fra laici e cattolici all'interno del Pd, nuovamente esplosi in occasione della proposta di moratoria sull'aborto.
Davanti a Walter Veltroni, Enrico Gasbarra e Piero Marrazzo, Ratzinger ha affondato il coltello nelle emergenze che toccano la capitale, esortando gli amministratori a passare dalla parole ai fatti, su problemi quali l'educazione dei giovani, la famiglia e il costo della vita, il degrado delle periferie, la sicurezza dei cittadini, il funzionamento degli ospedali cattolici. Roma è una città più povera e insicura, ha sottolineato Ratzinger quasi rinfacciando al sindaco le sue responsabilità e il fallimento della sua amministrazione.
Il primo richiamo è dedicato «all'emergenza educativa», che non tocca solo i giovani, ma gli educatori stessi (insegnanti e genitori) che «nell'attuale contesto sociale e culturale impregnato di relativismo e anche di nichilismo, difficilmente riescono a trovare sicuri punti di riferimento». Qui si loda l'impegno della diocesi di Roma che «nei diversi ambiti educativi, dalla famiglia e dalla scuola alle parrocchie, associazioni e movimenti, agli oratori», e si chiede di continuare nel sostegno pubblico. Ed entra in gioco, naturalmente, il ruolo della «famiglia fondata sul matrimonio», «culla della vita e dell'amore», che oggi subisce «insistenti e minacciosi attacchi». «E' quindi quanto mai necessario - ha affermato perentorio Ratzinger - che le pubbliche amministrazioni non assecondino simili tendenze negative, ma al contrario offrano alle famiglie un sostegno convinto e concreto, nella certezza di operare così per il bene comune».
Secondo capitolo, quello sulla povertà e la sicurezza, che trova Roma, secondo il papa, in una condizione del tutto deficitaria. La povertà «aumenta soprattutto nelle grandi periferie urbane, ma comincia ad essere presente anche in altri contesti e situazioni», mentre a strangolare la vita di tante famiglie sono «l'aumento del costo della vita, in particolare i prezzi degli alloggi, le sacche persistenti di mancanza di lavoro, e anche i salari e le pensioni spesso inadeguati». A tutto ciò si aggiunge, nell'impietosa analisi di Benedetto XVI, il problema «non solo della sicurezza, ma anche del gravissimo degrado di alcune aree di Roma: specialmente qui è necessaria, ben al di là dell'emozione del momento, un'opera costante e concreta, che abbia la duplice e inseparabile finalità di garantire la sicurezza dei cittadini e di assicurare a tutti, in particolare agli immigrati, almeno il minimo indispensabile per una vita onesta e dignitosa». Per i quali (ci risiamo), la Caritas si prodiga tanto.
Infine l'affondo sugli ospedali cattolici, «strutture sanitarie, anche assai prestigiose e di riconosciuta eccellenza nazionale» che, chiede il papa, «non siano penalizzate nella distribuzione delle risorse, non per un interesse della Chiesa, ma per non compromettere un servizio indispensabile alle nostre popolazioni».
Incassano a denti stretti i politici romani, e cercano di rintuzzare all'inattesa ramanzina. «Da anni - afferma Veltroni, snocciolando i dati su Pil, turismo e assistenza sociale garantita nella capitale - lavoriamo per far sì che nella nostra città le luci del diffuso benessere non conducano a dimenticare il disagio di tanti, il dolore degli invisibili, la disperazione di chi vive ai margini». Gasbarra, in un intervento infarcito di riferimenti a grandi santi cattolici, parla da papa invocando che «la politica, i governi e le istituzioni diventino volano di speranza e di fiducia». Marrazzo (più concreto) rivendica i buoni risultati ottenuti, cita la ripresa delle nascite (segno che «le nostre famiglie hanno ripreso fiducia nel futuro») e sottolinea la collaborazione con la Chiesa (legge sugli oratori e protocollo d'intesa per la costruzione di nuovi complessi parrocchiali). Ma la partita è irrimediabilmente persa.